RATTINGAN GLUMPHOBOO _ trilogia

liberamente ispirato al romanzo “Orlando” di Virginia Woolf
performance itinerante in 3 studi per un pubblico limitato XVI-XVII, XVII e XIX-XX sec.

Si rimane attoniti di fronte alla contemporaneità di un testo come l’Orlando della Virginia Woolf.

La storia si regge su un paradosso archetipico, ovvero la possibilità di vivere un tempo inumano, quasi eterno, attraverso i secoli, cambiando dallo stato di uomo a quello di donna, grazie all’interpretazione di Laura Dondoli. Vari incontri e vicissitudini si alternano fra i boschi fisici e simbolici di un vissuto di accadimenti silenti e dilatati. Il paradosso di questa impossibile trasmigrazione temporale diventa solitudine assoluta, quanto la trasformazione di genere, che diviene visione anch’essa assoluta. Sono le pieghe di questa intimità che intessono una narrazione sempre in bilico tra il cambiamento e la permanenza, che si espone allo sguardo.

La trilogia è l’esito di una ricerca iniziata nel 2011 con numerose tappe site specific. Il romanzo è reinterpretato e restituito in una forma itinerante volutamente frammentaria, dove l’unico elemento che ritorna è la figura androgina di Orlando, nelle sue metamorfosi storiche e oniriche. Il percorso si costruisce in un’intessitura di paesaggi sonori e visivi che fanno attraversare idealmente – come nel romanzo stesso – dal XVI al XX secolo, fino alla quasi sovrapposizione della/del protagonista con la scrittrice. La dimensione testuale trova spazio quale stream of consciousness del mondo immaginifico evocato dalla finzione scenica, in cui elementi di ricostruzione quasi filologica si contaminano con un tentativo più contemporaneo di drammaturgia gestuale.

Nel gioco di travestimenti che propone il ‘divertissement’ letterario Orlando, il personaggio inventato da Virginia Woolf per l’amica Vita Sackville West vive circa 400 anni, prima come uomo poi come donna. Una delle sue caratteristiche è il fatto di entrare e uscire da una serie di ruoli nella sua lunga vita, come si entra ed esce dai vestiti, e al tempo stesso restare un unico essere vivente. Sembra di assistere allo sviluppo delle età dell’uomo delineate da Shakespeare in ‘As you like it’, ma in questo caso si scopre che quello che si definisce ‘uomo’ non è un personaggio universale: una persona cambia non solo a seconda della propria età, ma anche a seconda dell’epoca, del paese e soprattutto del genere in cui si trova a vivere, dunque, degli abiti che indossa.

Si incomincia con il ruolo della giovinezza dentro la rigida cornice della corte inglese del ‘600. Orlando è un ragazzo che ce la mette tutta a stare nei panni del nobile aristocratico valoroso, solitario, e cerca continuamente di apprendere i trucchi giusti per stare meglio nella propria goffaggine. Si sente realizzato nelle vesti dell’innamorato, intesse fiumi di parole per il ‘sopracciglio dell’amata’ come aveva previsto Shakespeare,  ma poi sente sulla pelle la stretta dell’abbandono, imbastendo di epiteti poco lusinghieri la conclusione della sua avventura.

Virginia Woolf pare ricordarci in più occasioni che l’identità è una costruzione precaria che si evolve di continuo. Ma è ancora convinta che ci sia un nucleo che resta nelle trasformazioni della trama, così il personaggio vive i suoi cambiamenti con gentilezza.

Il lavoro è composto da due azioni performative e un’installazione video, attraverso un percorso di spazializzazione acustica con suoni e musiche originali di Matteo Bennici, che il pubblico limitato viene invitato a percorrere. Elementi storici si compongono con interpretazioni visionarie e contemporanee, mescolando teatro fisico, arte visiva e paesaggi sonori, in una dimensione intima che si adatta specificatamente agli spazi che la ospitano. Rattingan Glumphoboo “descriveva uno stato spirituale molto complesso che il lettore, mettendo a nostro servizio tutta la sua intelligenza potrà scoprire da sé.”

CREDITS

ideazione e regia Caterina Poggesi
con Laura Dondoli
costumi Laura Dondoli e Caterina Poggesi
musiche e cura del suono Matteo Bennici
editing audio Spartaco Cortesi e Matteo Bennici
video Maria Pecchioli

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